Penale

PENALE - Pacchetto sicurezza e doppio binario.

sbarre

 

Apcom, 25.10.2007

Il "pacchetto sicurezza" va profondamente ripensato

 

di Salvatore Frattallone


Il pacchetto sicurezza approdato ieri in Consiglio dei ministri e non licenziato per il veto di alcuni ministri, deve essere profondamente ripensato". È questo l’auspicio del presidente dell’Associazione italiana dei giovani avvocati (Aiga), Valter Militi, che sottolinea la "disorganicità" delle misure al vaglio dell’esecutivo e la "dubbia costituzionalità" di alcune di queste. Secondo Militi, "al di là del merito delle singole modifiche normative proposte, la riproposizione del doppio binario, costituisce un inaccettabile vulnus per il nostro sistema giuridico".

"Quel che stupisce - aggiunge Salvatore Frattallone,

dell’ufficio di segreteria del presidente dell’Aiga, entrando nel merito delle proposte - non è la decisione del governo di fronteggiare la marea montante delle recenti proteste di piazza, in tema d’illegalità diffusa, e rimediare al malumore e alla preoccupazione da tempo espresse dai cittadini d’ogni credo politico.

 

Ma è in primo luogo incredibile che, dopo aver ridotto di un miliardo di euro nella passata Finanziaria gli stanziamenti per le forze dell’ordine rispetto al passato, l’attuale manovra dell’esecutivo recuperi soltanto un quinto di quel saldo negativo, offrendo appena 200 milioni per rinvigorire il comparto della sicurezza: imporre infatti l’applicazione di nuove e ferree discipline giudiziarie presuppone cospicui stanziamenti per il corretto funzionamento della macchina giudiziaria, dagli apparati delle cancellerie dei tribunali a maggiori risorse per gli organi inquirenti e le stesse forze di polizia".

In secondo luogo, per il rappresentante dei giovani avvocati, "appare discutibile la bontà di talune specifiche misure: esemplificativamente, quelle in materia di sicurezza urbana (nuovi compiti della polizia municipale); la creazione d’immense banche dati (come quella del Dna, con prelievi forzosi sui detenuti, aperta ad autorità straniere); l’adozione di espulsioni prefettizie di cittadini comunitari (compresi i rom, per motivi di pubblica sicurezza); le norme di contrasto di danneggiamenti e atti di vandalismo (con la procedibilità d’ufficio di writer e graffittari)".

"Ma - prosegue il rappresentante dell’Aiga - non è accettabile per la cultura giuridica del nostro Paese l’equiparazione, a fini processuali, di molti reati ordinari (tra cui furto, scippo, rapina, violenza sessuale, pedofilia, incendio boschivo) ai gravi delitti di criminalità organizzata: se martedì prossimo dovesse venire approvata tout court dal Consiglio dei ministri l’ipotesi d’estendere in automatico anche ai reati definiti di massimo allarme sociale l’obbligo della massima misura custodiale a prescindere dall’oggettiva gravità dell’illecito commesso, si avrebbe una manifesta violazione dell’art. 13 della nostra Carta Costituzionale.

È gravissimo che, dopo aver in passato concepito un sistema a doppio binario per i processi penali, riservando il regime meno garantista soltanto ai fatti più gravi che minano l’esistenza stessa dello Stato di diritto, si pretenda ora di renderlo più rigoroso (con l’introduzione del processo immediato e il divieto di beneficiare del cosiddetto patteggiamento in appello per il condannato in primo grado, ad impedire sospensioni della pena e misure alternative al carcere) e persino d’estenderlo ad altri reati, il cui novero è destinato a future implementazioni ad libitum, secondo le mutevoli esigenze del momento.

Il bisogno sociale di effettività e, quindi, di certezza della pena non può tradursi nell’imporre l’obbligatorietà di misure coercitive oltre i casi tassativamente già previsti dal nostro ordinamento". "Né è condivisibile - conclude Frattallone - la soluzione governativa al problema del contenzioso che possa insorgere tra pm e gip. Ove questi rigetti la richiesta di misura cautelare: laddove il tribunale distrettuale del Riesame adito dal pm avallasse, in seconda battuta, le ragioni della pubblica accusa, l’indagato verrebbe subito tratto in arresto e condotto in carcere, mentre a tutt’oggi va attesa la doverosa pronuncia della Cassazione sulla libertà personale del soggetto soltanto sottoposto a indagini".

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