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INVESTIGAZIONE PRIVATA - Le incaute cauzioni degli investigatori privati - All. F2 d.m. 269/10 Min. Interno.

Scritto da Avv. Salvatore Frattallone. Pubblicato in Investigazione privata

MP
- Le incaute cauzioni degli investigatori privati -
(Brevi riflessioni sulle garanzie di cui all'All. F2 d.m. n° 269/10 Min. Interno)
(Giovedi 16 Febbraio 2012 - "La voce dell'Avvocatura") - Anziché optare per l’approvazione di una legge organica di riforma del comparto sicurezza, un anno fa il Ministero dell'Interno ha fissato le nuove regole per investigatori privati autorizzati, per società d'informazioni commerciali e per le guardie particolari giurate.
L’assetto normativo, invero, aveva già subito profondi mutamenti, dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 13.12.2007 (resa in causa C-465/05, procedura d’infrazione n° 2000/4196, con cui l’Italia era stata condannato per la normativa sul lavoro delle guardie giurate) e dopo la legge n° 101/2008 (di conversione con modifiche del d.l. attuativo n° 59/2008), di immediata attuazione del decisum europeo.
La modifica ministeriale del regolamento d’esecuzione del T.U.L.P.S., pertanto, ha provocato la trasformazione delle varie licenze provinciali - inclusa quella ex art 134 T.U.L.P.S - in un’unica autorizzazione di polizia di valenza nazionale.
La validità di quest’ultima, peraltro, passa ora da uno a tre anni, come disposto dall’art. 13 del recentissimo d.l. n° 5/2012 c.d. semplificazioni e sviluppo (in G.U. n° 33 del 09.02.12, suppl. n° 27), che ha modificato il regio decreto 18.06.1931 n° 773.
È in atto, dunque, una radicale e progressiva riforma del settore della sicurezza "sussidiaria". 
Il cuore della rivoluzione risale comunque esattamente a un anno fa, allorquando venne pubblicato il d.m. n° 269/2010 (G.U. n° 36/2011), che avrà pieno vigore tra 212 giorni, segnatamente il 14.09.2012: i detective privati – oltre alle imprese che operano massicce attività di raccolta e uso d'informazioni commerciali per conto terzi nonché gli istituti di vigilanza, quali soggetti che pure operano previo rilascio della licenza prefettizia ex art. 134 t.u.l.p.s. – hanno dovuto prendere atto dei rilevanti mutamenti di disciplina imposti dalla fonte regolamentare. 
Quanto al metodo, si poteva fare di meglio: nel caso de quo, infatti, non si è provveduto a convocare, tramite formali annunci in gazzetta ufficiale, la pluralità delle sigle operanti nel settore, al fine di favorire un pacato, quanto fruttuoso e serrato, confronto tra autorità e parti coinvolte direttamente dalla riforma (come invece accadde in occasione dell’elaborazione del codice privacy per Avvocati e Investigatori, poi tradottosi nel d.m. giustizia, in vigore quale “all. A.6.” dal 01.01.2009, e come pure si verificò presso la Commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali ex lege n° 146/90 allorquando, attorno allo stesso tavolo istituzionale, sedettero i rappresentanti dei sodalizi professionali del settore forense, che rielaborarono assieme la disciplina, poi consacrata nel Codice 04.04.2007 di autoregolamentazione delle astensioni, valutato idoneo dalla Commissione con delibera n° 749/07).
Quanto al merito, il provvedimento ministeriale è certo perfettibile, siccome non esente da talune “sbavature” e incongruenze, ma è un buon testo: apporta al mondo delle investigazioni un indiscutibile quid novi, come ad esempio nel settore della formazione obbligatoria e così anche nel riconoscimento espresso di talune attività (quali il pedinamento, anche elettronico) in passato inibite da talune prefetture.
All'esito dell’importante processo di riforma, condotta sotto la sapiente regia dell’Unità Vigilanza Privata presso il Ministero dell'Interno ed effettuata incidendo sul solo regolamento d'esecuzione del t.u.l.p.s., sono però rimasti dei nodi, su più fronti fonte di preoccupazione. La norma di rango secondario, a sua volta, è stata integrata da svariati decreti(ni) ministeriali, incidenti sulla disciplina della c.d. "capacità tecnica" degli operatori della sicurezza "complementare".
Quello delle cauzioni è il tema scottante.
In particolare, adducendo di dover eliminare forti discrepanze tra le cauzioni imposte dallo Stato ai detective privati (è noto come la Penisola sia lunga e stretta...), si è rivoluzionato il sistema delle garanzie imposte dall’art. 137 T.U.L.P.S., che devono essere necessariamente prestate in via preventiva da ciascun soggetto autorizzato dalla prefettura ad esercitare, in via del tutto eccezionale, taluni pubblici poteri e possono essere, in tutto o in parte, escusse dal Prefetto, in caso di violazione dei doveri gravanti sul soggetto stesso.
Sino ad ora la cauzione media omnicomprensiva si attestava intorno ai € 2.000/2.500 a licenza, mentre ora le cauzioni raggiungono cifre da capogiro, intorno ad € 40/50.000 medi, previo sacrificio degli ambiti di possibile legittima indagine. Considerato che i detective lavorano per lo più da soli, ancorché spesso mediante collaboratori pre-segnalati in Prefettura, la riforma è una vera e propria "sberla" per la categoria. 
Le nuove cauzioni risultano livellate all’importo base di € 20.000 e, come per magia (nera), vengono innalzate di € 10.000 per ogni sede secondaria autorizzata nonché di ulteriori € 5.000 per ciascuna delle tipologie di servizio tra quelle sei specificamente autorizzate. L’art. 5, comma 2, lett. a), contempla infatti una ripartizione, a seconda che le indagini concernano il settore familiare/patrimoniale per ricerche chieste da privati (aI), le infedeltà lavorative e la concorrenza sleale e la contraffazione (aII), gli ammanchi e le differenze inventariali (aIII), il comparto assicurativo (aIV), le investigazioni difensive penali (aV) e, in via residuale, gli altri incarichi ricevuti in forza di leggi speciali (aVI).  
I precedenti minori importi sono perciò destinati a restare soltanto un sogno, salvo ripensamenti dell’ultima ora.
Le cauzioni appaiono quantomeno incaute, comportando l’incredibile lievitare degli oneri d'impresa per gli investigatori privati, se abbinate alle predette macro-aree e al numero delle sedi. Così, chi volesse mantenere in futuro la licenza, che sino ad ora gli consentiva d’operare in ciascuna macroarea, limitando però d’ora innanzi a soli tre settori le sue indagini e adoperando un paio di sedi in Italia, dovrà versare ben (€ 20.000 + € 5.000 + € 5.000 + € 5.000 + € 10.000 =) € 45.000, elevando i precedenti esborsi in misura esponenziale quanto immotivata rispetto alle reali esigenze statali.
Da un lato, si è ridotta la discrezionalità dell'autorità di P.S. nel determinare l’entità delle cauzioni – solitamente prestate mediante polizze assicurative aventi costi dell’ordine dell'1-2% del valore della fidejussione – cercando di arginare pregresse anomalie e favorendo un sistema omogeneo per l’intero territorio nazionale.
D’altro lato, ad oggi il Ministero non conosce il numero esatto delle licenze investigative rilasciate e, inoltre, rimane un caso di scuola l’introitamento della cauzione per responsabilità dell'investigatore (pare nell’insignificante ordine dell'1%).
Aggiungasi che le compagnie assicurative, fiutato l'affare, tenderebbero a chiedere garanzie reali aggiuntive. 
Il nuovo regime delle cauzioni, infine, provocherà notevoli preclusioni di natura patrimoniale all'accesso alla professione d'investigatore privato da parte dei giovani. Proprio in una stagione sociale in cui si cerca di rimuovere ogni ostacolo legislativo ed ogni orpello amministrativo all'avvio di nuove attività economiche, appare del tutto incomprensibile che si pregiudichino gli instabili equilibri delle realtà professionali più fragili e marginali, quelle giovanili in primis. Ponendo in serio e concreto pericolo la presenza sul mercato di molti moderni sherlock holmes. 
Insomma, non pare affatto irragionevole rivedere ammontari e razionalizzare, temperandoli, i criteri applicativi del nuovo sistema delle cauzioni Ciò andrebbe fatto sùbito, con quel fattivo spirito riformatore e di sana concertazione che - solo - può assicurare la crescita equilibrata del Paese. Oltretutto, all'aumento dei costi per le cauzioni non potrà che corrispondere, a breve, una vigorosa impennata dei prezzi per poter legittimamente far svolgere investigazioni private. Con prevedibile detrimento per la già asfittica categoria e, nel contempo, con inutile aggravio monetario per i cittadini, l’avvocatura e le imprese, che ne costituiscono i suoi committenti e quindi, in ultima analisi, appesantendo ancora i costi per l’accesso alla giustizia.
Il Ministero dell'Interno saprà cogliere la sfida?

Salvatore Frattallone (Foro di Padova).
Senior Partner di View Net Legal network

(fonte: www.mondoprofessionisti.it)

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