Resp. sanitaria

RESP. SANITARIA - StarBene, "Attualità: se l'ospedale finisce su facebook".

StarBene n°11 del 28.02.2017 - Articolo dell'Avv. Salvatore Frattallone LL.M.

Se l'ospedale finisce su facebook. 
È permesso postare sui social scene di ordinaria vita in corsia? Lo fanno in tanti, ma i rischi sono elevati».

(da StarBene n° 11 del 28.02.2017, pag. 21, servizio di Ida Macchi)
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In caso di malasanità«Libertà di ripresa se video o immagini servono a dimostrare un caso di malasanità o un errore medico di cui si è stati vittima, o che ha coinvolto un parente o un amico e si vuol intentare una causa di risarcimento», chiarisce l'Avvocato Frattallone. «Il materiale, però, deve essere tassativamente consegnato all'autorità giudiziaria e se ne deve fare un uso pubblico. Con la stessa finalità, è possibile registrare anche i colloqui con i medici: non c'è nessun obbligo di informarli o di avere il loro consenso. La registrazione, consentita dall'articolo 5 del codice privacy, va poi utilizzata solo come prova per una causa, senza pubblicizzarla ai quattro venti».
C'è chi immortala con tablet o smartphone il medico in visita ai pazienti e posta il video su facebook. C'è chi filma persone ricoverate nei corridoi, o altre scene di presunta malasanità, e le fa girare su Instagram. È così che l’ospedale va in diretta. Tutto lecito? La Regione Lombardia ha deciso di imporre uno stop: a novembre scorso ha approvato alcune direttive e, a breve, negli ospedali lombardi apparirà un cartello che informerà i pazienti riguardo alle pratiche corrette in tema di registrazioni audio e video. Già, perché se non si sta più che attenti, si rischia grosso.  

Occhio ai "reportage"
Se non si vuole incorrere in sanzioni penali, niente post di medici o infermieri, mentre lavorano in ospedale «l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori stabilisce che è proibito controllare un lavoratore attraverso impianti audiovisivi o altre apparecchiature simili, compreso lo smartphone di un improvvisato cronista”  spiega Salvatore Frattallone, Avvocato del Foro di Padova, esperto di privacy e di responsabilità sanitaria. E se non si tratta di dipendenti della struttura? «Sulle pagina dei social visibile a tutti è proibito postare foto o riprese che ritraggono ignari protagonisti del “reportage”: pazienti in coda per il ritiro dei referti, o in attesa al pronto soccorso, per esempio. Nessun divieto, invece, di pubblicarle sulla pagina di un gruppo Facebook “chiuso o segreto”», continua l'avvocato. «Attenzione, però, se le immagini vengono associate a commenti pesanti, magari nei confronti di un medico o dell’ospedale, scatta il reato di diffamazione che ricade anche su chi aggiunge ulteriori commenti denigratori, su chi condivide il post e lo gira sulle pagine Facebook dei proprio amici e addirittura su chi clicca un semplice Mi Piace”».  

Via libera ai selfie
I selfie sono ammessi, anche se scattati nel letto di degenza o in corsia, magari per esibire una ferita appena suturata, una gamba ingessata, o i sensori dell’elettrocardiogramma fissati al petto. «“Le immagini, però, non devono essere lesive per il buon costume” (tassativo quindi un po’ di bon ton) e, anche in questo caso, “senza alcun commento pesante verso medici , infermieri & co. Altrimenti si ricadere nuovamente nel reato di diffamazione che, in questo caso, è aggravato dal fatto che le offese, avvalendosi della piazza virtuale dei social, viaggiano sull’onda di un vero e proprio tam tam mediatico», chiarisce l'avvocato. 

Niente bollettini medici on line
«È vietato anche pubblicare informazioni sullo stato di salute di un paziente, comprese quelle di un parente stretto: lo si può fare solo se il diretto interessato dà un consenso scritto alla divulgazione sui social del suo bollettino medico», avverte l'esperto.

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