Ord. forense

ORD. FORENSE - Liberalizzazioni, prime riflessioni sul D.L. Monti 20.01.12

rabdomanti del diritto

Liberalizzazioni, prime riflessioni "a caldo" sul testo definitivo del Decreto Legge su Concorrenza e Liberalizzazioni approvato dal Governo Monti il 20.01.2012 (c.d. Cresci-Italia").

Istruzioni per l'uso professionale.
1. Munirsi di un ramo biforcuto, d'un legno flessibile come il nocciolo, da usare come induttore. 2. Sviluppare la
capacità di sapere cose attraverso canali non convenzionali di conoscenza. 3. Iniziare l'attività predittiva e la chiaroveggenza. 4. Contrattare il compenso con persone in difficoltà, che ex post contesteranno la valenza dell'accordo. 5. Dopo alcuni mesi di pratica delle visioni e delle precognizioni, si diventerà rabdomanti. Ovvero, come snaturare le libere professioni intellettuali.

Il fatto che il "decreto liberalizzazioni" qualifichi quali meri "servizi" le prestazioni dei liberi professionisti rende l'idea della mercificazione in atto delle attività intellettuali svolte da coloro che sono iscritti ad Ordini o Collegi.  Invero, la difesa dei diritti della persona, siccome involge interessi primari di rango costituzionale e, anzi, addirittura sovraordinato, non può essere affatto paragonata alla fornitura di cialde di caffè o all'approvvigionamento di qualsivoglia pregevole manufatto da prelevare dagli scaffali di un centro commerciale.
Tutto ciò che attiene alla salvaguardia dei diritti del cittadino, e più in generale dell'individuo e delle realtà in cui si estrinseca nella società, meriterebbe un diverso e più approfondito apprezzamento da parte del legislatore, nell'interesse comune.

Gli interventi nel settore della giustizia non rappresentano mai un colpo "di striscio", poiché le sciabolate ripetutamente tirate al sistema giustizia finiscono sempre con l'incidere significativamente sui i soggetti da tutelare, attingendo ai diritti delle persone.
Così, ad esempio, senza tariffe (minime, ma anche massime!) il cittadino non avrà parametri per comprendere che la prestazione pagata troppo poco sarà per lui un boomerang, perché presto o tardi si tradurrà in assistenza legale di pessima qualità, a scapito delle sue ragioni, con costi e responsabilità nemmeno immaginati.
C'è forse qualcuno in grado di pensare e scrivere, in busta chiusa, delle attendibili previsioni sul corso d'un procedimento penale?!
Ancora, la circostanza che il compenso per le prestazioni professionali debba ora essere pattuito per iscritto, al momento del conferimento dell'incarico professionale, pone seri problemi, quantomeno in ordine: alla possibilità d'una tempestività pattuizione rispetto al conferimento del mandato; alla comprensione da parti degli stranieri delle clausole contrattuali; alla possibilità di prevedere con un minimo di serietà in cosa potrà constare l'opera professionale, se tale previsione è richiesta in una fase del tutto preliminare, coincidente quasi sistematicamente con la rarefazione degli elementi conoscitivi della fattispecie e del procedimento, che il professionista potrà stimare solo in un secondo momento; alla presenza, in punto prestazioni giudiziali, d'una serie di variabili procedimentali talmente numerose da sfuggire ad ogni sia pur ampia catalogazione; etc. etc.
Lo sconcerto - anche tra coloro che auspicavano snellimento delle procedure, modernizzazione dell'ordinamento forense e svecchiamento della normativa - è davvero notevole.
La novella del 20.12.2012 parrebbe pensata e scritta da persone - certo animate da sano istinto riformatore e concorrenziale - che pare mai abbiano avuto conoscenza della realtà libero professionale forense.

Un arrestato, con indagini ovviamente segretate come da codice di rito penale, nomina un difensore di fiducia: ma che razza di informazioni potrà dargli il professionista circa il grado di complessità dell'incarico, di cui nemmeno lui può avere contezza? E che dire della fantasmagorica idea di dover render noto a quell'assistito gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell'incarico, atteso che esistono delle controparti - anzi, ab initio, enne ignoti avversari - che elaboreranno nel corso del tempo dell'incarico una loro strategia, sempre imprevedibile e "a sorpresa", che comporterà stravolgimenti continui rispetto alle ipotizzabili previsioni originarie? Quanto dovremo attendere le richiesta di rescissione per lesione per pattuizioni stipulate da parti ex-assistite, che addurranno che la contrattazione è avvenuta per loro in situazione d'estrema difficoltà (che invece è regola)?
L'obbligo della polizza assicurativa è peraltro sacrosanto e stupisce che molti professionisti a tutt'oggi ancora non l'abbiano. Tanto è vero che la riforma dell'ordinamento forense, in discussione nel secondo ramo del Parlamento, già ne introduce la necessità.
Che, per altro verso, si debba fare un preventivo scritto starebbe bene, se si trattasse di prestare assistenza stragiudiziale o, al più, di compiere attività giudiziaria limitatamente a talune procedure camerali o arbitrali.
Nessun dubbio, peraltro, sul fatto che il compenso debba venire parametrato all'importanza dell'opera professionale da compiere.
Ma fa sorridere pensare che esso d'ora innanzi vada pattuito in modo onnicomprensivo: onnicomprensivo di che cosa?! Delle spese (magari 20 faldoni di documenti e possibili ma ignote intercettazioni da studiare? Spostamenti dovuti a rinvii ad altro giudice competente per territorio? Regressioni del procedimento ad altra fase, per accoglimento di eccezioni? Costi di consulenza, traduzioni o investigazioni resesi necessarie od opportune? Ricorsi avverso provvedimenti reali o personali neanche futuribili? Differimenti d'udienza per incompatibilità del giudice o per legittimi impedimenti di controparti o per far fronte a inadempienze nel deposito di elaborati da parte del c.t.u.? etc.) o dell'iva o dei costi del contributo unificato o dei diritti di copia, che pure sono tutti mutevoli qual piuma al vento? Mah….
Effettivamente bisognerebbe essere sensitivi o paragnosti.

A tacere della inquietante previsione in tema di pratica professionale, secondo cui il tirocinio avrà inizio e verrà svolto, per ben un terzo del (ridotto) periodo, negli atenei, i quali invece segnano il passo, da anni faticando - come notorio - a insegnare ai loro studenti gli elementi fondamentali del diritto. il primo semestre avrà luogo durante la laurea (e quindi sarà tamquam non esset), il successivo in uno studio legale e il terzo a casa a studiare per l'esame di Stato: in un semetre di tirocinio effettivo, perciò, si diventerà Avvocati, con abilitazione ad occuparsi dei destini delle persone in forza d'una pratica inesistente. 
Oggi le circostanze non sono favorevoli alla crescita equilibrata della ns. Italia, nè alla valorizzazione del sapere e dell'agire professionale, che dovrebbe costituire patrimonio dell'intera collettività.
Le professioni divengono terreno di conquista, spazio ambito dal mercato, che tende disperatamente - e in modo visibilmente scomposto (complici i partiti, da tempo non in grado di pensare alla "cosa pubblica" in modo sano, disinteressato ed equilibrato) - a fagocitarlo.

Stavolta, però, non basterà una gomma sulla matita, per rimediare al macroscopico errore compiuto dalla casta d'inveterati tecnici di quest'esecutivo d'eccezione.

"Hic manebimus optime".

Dopo che i Galli nel 390 a.C. avevano incendiato Roma e la sfiducia aveva determinato i Senatori ad abbandonare la città, Camillo, console romano, fece accampare il suo drappello nei pressi della curia.
La sua
esortazione a restare, di liviana memoria, venne accolta con favore.


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