PRIVACY - Il Garante svedese e il nuovo assetto del ‘right-to-be-forgotten’.
Diritto all’oblio e Privacy sul web
Il Garante della privacy per la Svezia ha adottato una decisione con cui ha condannato Google per violazione del ‘right-to-be-forgotten’. Nel caso di specie il diritto all’oblio era fondato e persino Google lo ha ammesso. La questione era però un’altra: erano sufficienti le misure apprestate dal motore di ricerca per dare esecuzione alla fondata richiesta di veder garantito il diritto all’oblio? La decisione della Swedish Data Protection Authority, che ha condannato Google a pagare ben 8 milioni di dollari, con ordine di mantenere l’oscuramento dei siti web, ha però una portata assai più vasta. Cerchiamo di capire perché, analizzando il provvedimento della DPA, che è reperibile a questo link istituzionale https://edpb.europa.eu.
La disciplina del diritto all'oblio.
Il diritto a crescere e migliorare, senza essere costretti a vedersi rinfacciato eternamente il proprio passato, è stato ammesso dall’Ordinamento nel 2014 ed è stata introdotto allo scopo di tutelare i cittadini, consentendo loro di veder tolte le pagine web contenenti informazioni considerate potenzialmente dannose.
In Italia le prime pronunce risalgono agli anni ’90 (Sent. 15.05.1995 Tribunale Roma).