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PRIVACY - HuffPost, "Il Grande Fratello in sala operatoria che fa discutere".

www.huffingtonpost.it, 23.03.2016, di Johann Rossi Mason

da www.huffingtonpost.it, 23.03.2016, di Johann Rossi Mason*   

La scatola nera in sala operatoria.

Di mettere sotto osservazione gli interventi chirurgici si parla già da alcuni anni e l'argomento è tornato prepotentemente alla ribalta, l'idea è quella di dotare tutte le sale operatorie di strumenti di videosorveglianza audio e video che possano rappresentare una documentazione o una prova in caso di controversie e sospetti di errori medici. L'adozione di questa misura è stata auspicata da Tonino Aceti, coordinatore nazionale di Cittadinanzattiva che ritiene che sarebbe uno strumento prezioso alla stregua della scatola nera installata negli aerei e ancor prima da famiglie di pazienti che proprio durante una operazione hanno perso figli o congiunti. Numeri importanti quelli degli errori medici: 32mila casi l'anno a cui sono seguite 30mila denunce e richieste di risarcimento e, secondo l'associazione Amami il 5,5% dei ricoveri in ospedale finisce in un decesso evitabile, tra i 30 e i 35mila l'anno. Abbiamo chiesto cosa ne pensano i diretti interessati, i chirurghi nella persona del Presidente della Società Italiana di Chirurgia, Francesco Corcione, ecco cosa ha dichiarato: "noi guardiamo con favore ad una iniziativa del genere che può servire a diminuire il contenzioso, non abbiamo obiezioni purchè poi le informazioni registrate siano analizzate da persone davvero competenti per materia e per specialità, ad esempio esperti designati dalle singole società scientifiche, una misura che servirebbe a fare maggiore chiarezza nelle cause. La seconda perplessità è relativa alla privacy, per cui sarebbe necessaria una ripresa del campo operatorio, ma anche una che riprenda i macchinari e tutto l'audio ambientale risparmiando però i lavoratori. Definiti questi aspetti io ritengo che una 'scatola' nera possa essere un ausilio importante in contesti critici e delicati in cui si ha a che fare con la vita delle persone e oltre a quella dei pazienti mi riferisco anche ai medici talora ingiustamente accusati". Mentre alcuni commenti in "camera caritatis" di medici che non vogliono essere citati suggeriscono che sapere di essere registrati impedirebbe e falserebbe una relazione fisiologica tra tutti gli attori e potrebbe essere controproducente, insomma, in sala operatoria si impreca (spesso) e si affrontano momenti critici che il più delle volte vengono superati. 

Ma cosa dice la legge in merito? Ci sono problemi di privacy di cui tenere conto? "Certamente sì" spiega l'Avvocato Salvatore Frattallone del Foro di Padova e esperto in privacy "L'iniziativa di installare una "scatola nera" nelle sale operatorie è da considerarsi encomiabile sotto due diversi aspetti: quelli della finalità didattica e di quella probatoria (basti pensare ai numerosi casi di malasanità).

Ciò nonostante occorrerà un bilanciamento di queste esigenze con quelle di tutela della privacy del paziente. I dati trattati dalla struttura sanitaria infatti sono dati sensibili, così come stabilito dall'art. 4, co. 1, lett. d), del Codice privacy, in quanto idonei a rivelare lo stato di salute dell'interessato, il cui trattamento richiede il consenso espresso in forma scritta (art. 23)". Inoltre, nel caso in cui il titolare del trattamento sia un soggetto pubblico, il trattamento è consentito solo in presenza di espressa disposizione di legge che lo autorizzi, con l'indicazione dei tipi di dati sensibili, delle operazioni e delle finalità di rilevante interesse pubblico perseguite; in mancanza, occorrerà specifica autorizzazione del Garante per la privacy. "Non essendoci ancora una legge che regoli questo aspetto specifico si può ricondurre, almeno in parte, a tale ambito il provvedimento generale del Garante sulla videosorveglianza (2010): consenso ma anche opportune misure di sicurezza per della conservazione negli anni di tali dati e della loro diffusione, della selezione del personale medico incaricato del trattamento, nonché della previsione di puntuali accorgimenti, relativi, ad esempio, alla necessità di non riprendere i connotati del paziente, ove non necessario. Indubbio è, infatti, il vantaggio che se ne può trarre per la soluzione dei casi di malpractice e per la tutela del personale medico ingiustamente accusato. In questo momento è all'esame della Commissione Igiene e Sanità del Senato il disegno di legge 2224 che, pur trattando aspetti legati alla responsabilità medica non contiene riferimenti alla presenza di strumenti di ripresa audio e video nelle sale operatorie, tematica che era invece presa in considerazione della proposta di legge a firma Gasparri che all'articolo 17 citava espressamente tale possibilità e i suoi limiti " conclude l'Avvocato Frattallone.

D'altra parte anche il British Medical Journal qualche mese fa aveva pubblicato un editoriale in cui si caldeggiava l'installazione di sistemi di sorveglianza: i medici e gli infermieri lavorano meglio quando vengono ripresi era la conclusione, ma ci sarebbero anche "effetti collaterali" positivi: Ridurrebbero le spese inutili, migliorerebbero l'efficacia degli interventi chirurgici e delle terapie, incoraggiare i medici e gli infermieri a fornire prestazioni di più alto livello. Gli psicologi ben conoscono questo meccanismo: si chiama "l'effetto Hawthorne", ed è l'aumento della produttività dei lavoratori in presenza di altri osservatori, fenomeno noto sin dal 1927 quando il primo studio sulle variazioni del comportamento rispetto all'ambiente venne condotto sui dipendenti della Western Electric di Hawthorne a Chicago. Nel caso degli ospedali, dicono i firmatari dell'articolo sul BMJ, le riprese video, regolamentate per la protezione della privacy, porterebbero una serie di vantaggi: annullare la tendenza a coprire i colleghi colpevoli, migliorare le pratiche come lavarsi le mani (in una ricerca si è visto che il personale che sapeva di essere ripreso aveva aumentato la frequenza con cui faceva attenzione all'igiene dal 16 all'80%) e diminuire le pratiche incongrue contribuendo a diminuire i costi e risparmiare risorse preziose.

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Ddl S. 1067 - Art. 17, (ripresa degli interventi chirurgici).

1- A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, è fatto obbligo per tutte le strutture sanitarie presenti sul territorio nazionale di effettuare riprese audio-visive degli interventi chirurgici.

2- Ai sensi di quanto stabilito dall'art. 7 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196, le strutture di cui al comma 1 sono tenute a fornire o a consentire la visione all'interessato, o a soggetto da questi delegato, di una copia della ripresa audiovisiva del proprio intervento chirurgico".

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(Johann Rossi Mason*, di madre italiana e padre americano, ha radici che affondano ai 4 angoli del mondo. Curiosa, e irrequieta è giornalista medico scientifico, ex conduttrice tv e autrice di libri di divulgazione. Specializzata in neuroscienze, psichiatria e psicologia sociale ha iniziato nel 1990 la carriera giornalistica e ha collaborato per 18 anni con La Repubblica e il Gruppo L’Espresso. Ama i cavalli, le peonie e la cancelleria. Vive a Roma con la figlia, un cane e due gatti. Il suo hashtag è #masonimpossible). 

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