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RESPONSABILITÀ SANITARIA - Starbene, "Il proctologo ha scambiato una cisti pilonidale per una fistola: posso rivalermi?".

StarBene n° 2 del 02 gennaio 2017 - Articolo dell'Avv. Salvatore Frattallone LL.M.

Uno specialista in proctologia mi ha diagnosticato una fistola anale e ho dovuto effettuare un intervento chirurgico per risolverla. Dopo numerose recidive, ho scoperto che in realtà si trattava di una cisti pilonidale, cioè contenente peli. Contro chi posso rivalermi?

(da Starbene n° 2 ed. del 02.01.2017, rubrica: Sportello dei diritti del paziente, pag. 8)

«Puoi agire in giudizio contro lo specialista che ha sbagliato la diagnosi medica», risponde Salvatore Frattallone, Avvocato del Foro di Padova. «Per identificare un "nido di peli"

(questo il significato del nome), che, come nel tuo caso, provoca spesso una reazione infiammatoria che si estende verso l’ano, la sola visita non sempre è sufficiente. Il medico avrebbe dovuto prescriverti anche un’ecografia dei tessuti molli, esame più specifico per rilevare la tua patologia che interessa il tessuto sottocutaneo nella zona sacro-coccigea. Non averlo fatto rappresenta la violazione di una regola di condotta che a sua volta ha provocato l’aggravamento della malattia di cui soffrivi. Potrai perciò citare in causa il protcologo per chiedergli un risarcimento del danno, ma anche citare in giudizio la struttura sanitaria presso la quale sei stata operata: dopo la Legge Balduzzi (L. n° 189/12) non è chiaro se si tratti di responsabilità contrattuale o extracontrattuale e può perciò risultare efficace che tu promuova la causa civile per entrambi i profili di colpa. I danni causati (un intervento chirurgico inutile e le successive recidive) ti consentono – in alternativa – di perseguire la via penale e denunciare il medico per lesioni personali colpose, sporgendo querela e poi costituendoti parte civile nel processo a suo carico, per ottenere il risarcimento delle sofferenze patite a causa del reato»

Tags: sindrome di down, Monte Titano, EcoTechno Park, abitazione, oscuramento dei siti Web, condanna penale, menzogna, Corte d’assise d’appello di Palermo, navigazione su internet

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