PRIVACY - Il diritto all'oblio diventa lillipuziano.
A dispetto della sentenza Costeja del maggio dello scorso anno (Sentenza n° C 131/12), il garante italiano per la protezione dei dati personali sceglie la soluzione che riconosce prevalente l'interesse degli editori a salvaguardare il diritto di cronaca, rispetto a quello del singolo di veder tutelata la propria riservatezza. Come dire che "La cronaca vince sul diritto all’oblio", come evidenziato da "Il Sole 24 Ore" del 01.04.2015, secondo l'assunto per cui se l’articolo giornalistico è recente e corretto, allora non c'è niente da fare", al di là del fatto che spontaneamente Google abbia modificato gli «snippet».
La casistica che si sta delinenado in questi giorni dà atto, insomma, d'una linea interpretativa sempre più stringente, che lascia assai pochi margini al cittadino coinvolto in prima persona o, addirittura, in posizione di assoluta marginalità in una vicenda di cronaca giudiziaria. Può ancora parlarsi, dopo questa recentissima presa di posizione del Garante, dell'esistenza del diritto all’oblio e, quindi, della deindicizzazione delle ricerca sul web, ad evitare che, digitando sul browser o nei motori di ricerca certe parole chiave, internet fornisca esiti spiacevioli per il diretto interessato? L'opzione è ora la seguente: prevale il diritto all’informazione e l'interesse pubblico.
Certo, l'eliminazione automatica degli «snippet» (cioè di quei riassuntini che diventano leggibili in grigio appena sotto i risultati del link blu e della stringa verde della ricerca) potrebbe costituire un risultato apprezzabile, ogniqualvolta da essi traspaia una lettura distorta ed eccessivamente sintetica dei fatti de quibus, tale da diventare fuorviante. Taluno ha concluso che in Italia ora v'è ancora una qualche tutela del "diritto all'oblio, ma in forma minore" (così "Italia Oggi"). Si auspica, pertanto, che ove tale orientamento venisse confermato, almeno le informazioni a corredo dei link vengano ridimensionati e corretti.
Se è vero che non esiste il diritto all'oblio in senso assoluto, atteso che il singolo può chiedere che sia oscurato il dato che lo riguarda, però esso va controbilanciato con il superiore diritto della collettività a essere informata. Ovviamente, resta fermo il diritto di ciascuno di pretendere la rettifica, la integrazione e/o la cancellazione di informazioni non veritiere. Ma a tutt'oggi, negli altri casi, l'istanza dell'interessato pare resti confinata alla eliminazione del sunto fuorviante, lo snippet appunto, se non linea con la narrazione dei fatti riportati nell'articolo.
* * *
Garante privacy, Newsletter n° 400 del 31.03.2015
• Su Google diritto all'oblio solo in casi particolari
• Richiesta per la prima volta la modifica dello "snippet", l'abstract generato dal motore di ricerca
Gli utenti non possono ottenere da Google la cancellazione dai risultati di ricerca di una notizia che li riguarda se si tratta di un fatto recente e di rilevante interesse pubblico: il diritto all'oblio, infatti, deve essere bilanciato con il diritto di cronaca. Questa la decisione del Garante Privacy [doc. web n 3736353] che ha respinto il ricorso di una persona che contestava la decisione del motore di ricerca di non deindicizzare un articolo che riferiva di un'inchiesta giudiziaria in cui risultava implicata.
La persona indagata chiedeva di cancellare il riferimento all'articolo perché, a suo avviso, il testo riprodotto era "estremamente fuorviante ed altamente pregiudizievole". Nel corso dell'istruttoria avviata dall'Autorità, è però emerso che la notizia contestata risultava essere molto recente e soprattutto di sicuro interesse pubblico, riguardando un'importante indagine giudiziaria che ha visto coinvolte numerose persone, seppure in ambito locale. I dati personali riportati, tra l'altro, erano stati trattati nel rispetto del principio di essenzialità dell'informazione.
L'Autorità ha quindi respinto la richiesta della ricorrente di bloccare a Google il trattamento dei suoi dati personali - non facendo più associare nei risultati delle ricerche il proprio nominativo all'articolo citato - in quanto, in questo caso, risultava prevalere il diritto di cronaca sul diritto all'oblio. Ha inoltre ricordato che la persona interessata, nel caso ritenga non veritiere le notizie che la riguardano, può comunque chiedere all'editore l'aggiornamento, la rettificazione e l'integrazione dei dati contenuti nell'articolo.
Nell'ambito dello stesso procedimento si è posto, per la prima volta, anche il problema della coerenza con i testi originali scansionati dal motore stesso dei cosiddetti "snippet", ovvero le sintesi automatiche generate da Google e poste a corredo dei risultati di ricerca.
Il ricorrente aveva infatti chiesto a Mountain View che, in alternativa alla deindicizzazione, cancellasse o modificasse lo snippet che compariva sotto il link all'articolo, dato che secondo lui associava il proprio nominativo a reati più gravi rispetto a quelli per i quali era indagato.
Dai riscontri del Garante è emerso che, in effetti, l'abstract proposto poteva risultare fuorviante in quanto non in linea con la narrazione dei fatti riportati nell'articolo. Tale richiesta, ritenuta legittima, è stata autonomamente accolta dalla multinazionale americana che ha così provveduto a eliminare il riassunto generato dal proprio algoritmo.
Registro dei provvedimenti n° 618 del 18 dicembre 2014 [doc. web n. 3736353]
IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
Nella riunione odierna, alla presenza del dott. Antonello Soro, presidente, della dott.ssa Augusta Iannini, vicepresidente, della prof.ssa Licia Califano, della dott.ssa Giovanna Bianchi Clerici, componenti e del dott. Giuseppe Busia, segretario generale;
Visto il ricorso presentato al Garante in data 25 settembre 2014 da XY, rappresentato e difeso dall'Avv. L.B., nei confronti di Google Inc. e Google Italy S.r.l. con il quale il ricorrente, in relazione al rinvenimento sul web, tramite il motore di ricerca gestito da Google, di un articolo pubblicato il KK su un quotidiano locale on-line (www.tarantobuonasera.it) recante il titolo "XX" contenente dati personali che lo riguardano riferiti ad una vicenda giudiziaria nella quale lo stesso è stato coinvolto, ha chiesto la deindicizzazione della url che lo riguarda o, in subordine, l'adozione di ogni misura tecnicamente idonea ad evitare che, tra i risultati di una ricerca effettuata digitando il proprio nominativo abbinato a parole come "Taranto" o "Grottaglie", sia visualizzato il proprio nominativo immediatamente associato ad un procedimento di indagine per KX, con conseguente applicazione di misure cautelari; ciò in quanto "lo stralcio" dell'articolo in questione operato dal motore di ricerca "è estremamente fuorviante ed altamente pregiudizievole per l'interessato" che, nell'ambito dell'indagine giudiziaria, rivestirebbe "una posizione di assoluta marginalità" rispetto ai gravi reati di KX citati nel titolo dell'articolo indicizzato dal motore di ricerca; il ricorrente ha chiesto altresì la liquidazione in proprio favore delle spese sostenute per il procedimento;
Visti gli ulteriori atti d'ufficio e, in particolare, la nota del 1° ottobre 2014 con la quale questa Autorità, ai sensi dell'art. 149 comma 1 d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, Codice in materia di protezione dei dati personali (di seguito "Codice"), ha invitato il titolare del trattamento a fornire riscontro alle richieste dell'interessato, nonché la nota del 21 novembre 2014 con cui è stata disposta, ai sensi dell'art. 149 comma 7 del Codice, la proroga del termine per la decisione sul ricorso;
Vista la nota del 20 ottobre 2014, con cui Google, rappresentata e difesa dagli Avv.ti M.B., M.M. e M.S., dopo aver eccepito la carenza di legittimazione passiva di Google Italy S.r.l. nel presente procedimento, dichiarando che essa si limita a svolgere in Italia una mera attività di marketing, ricerca clienti e raccolta pubblicità per conto di Google Inc., ha affermato che quest'ultima ha fornito riscontro all'interessato con la nota del 14 ottobre 2014 e che la stessa Google Italy S.r.l., già in data 11 agosto 2014, aveva trasmesso al ricorrente una e-mail, di cui ha prodotto copia, con cui lo "invitava ad utilizzare lo strumento specifico - accessibile alla pagina https://support .google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch&hl=it – creato da Google Inc. successivamente alla sentenza della Corte di Giustizia C 131/12 per rendere possibile una gestione corretta e rapida dell'ingente quantitativo di richieste di rimozione che Google, da maggio 2014, sta ricevendo ogni giorno dagli utenti europei"; gli avvocati hanno sottolineato che, per quanto attiene il diritto all'oblio invocato dal ricorrente (che ha fatto espresso riferimento alla c.d. "sentenza Costeja" del 13 maggio 2014), dottrina e giurisprudenza sono concordi nel ritenere che il "trascorrere del tempo" rappresenti "l'elemento costitutivo del diritto medesimo" e che, nel caso di specie, lo stesso non può essere riconosciuto in quanto l'articolo in questione, pubblicato il KK, riporta notizie recenti concernenti un'indagine giudiziaria di rilevante interesse pubblico; quanto invece all'ulteriore profilo lamentato dal ricorrente secondo cui lo "snippet legato all'indicizzazione dell'articolo in questione lo danneggerebbe poiché gli utenti di internet sarebbero fuorviati e indotti a pensare che lo stesso sia indagato per KX ovvero sia stato addirittura sottoposto a custodia cautelare", la parte resistente ha evidenziato come il "Web Search permette agli utenti di effettuare ricerche dal contenuto più vario nella rete internet, semplicemente digitando uno o più termini (denominati "parole chiave") all'interno della stringa di ricerca (…), ottenendo come risultato l'elenco di tutte le pagine web esistenti, il cui contenuto risulti attinente alla/e parola/e chiave inserita come criterio di ricerca. Per la visualizzazione dei "risultati di ricerca" – ovvero la lista delle pagine web con contenuto attinente alle parole chiave – il motore si limita a raccogliere ed "aggregare" automaticamente informazioni già pubblicate sul web da terzi"; in tal senso quindi Google, "in qualità di motore di ricerca, si limita, attraverso algoritmi matematici che operano con intervalli di tempo regolari e sulla base di parametri stabiliti, ad operare una scansione ossia una indicizzazione automatica delle pagine presenti in rete", senza che questo implichi alcuna "condivisione dei contenuti delle pagine indicizzate, né alcun preventivo intervento umano di Google atto a impedire, modificare e/o alterare i risultati della ricerca". Allo stesso modo lo "snippet" ovvero l'abstract visualizzato sotto il titolo di una pagina nei risultati di ricerca, rappresenta un mero dato oggettivo, elaborato automaticamente da un algoritmo sulla base dei contenuti della pagina web inclusa tra i risultati di ricerca più pertinenti alla domanda di ricerca (query) dell'utente", senza alcuna possibilità di "intervento editoriale da parte di Google"; ciò posto, la controparte ha altresì aggiunto che lo stesso "aspetto grafico dello snippet" ovvero "l'uso dei punti di sospensione, il fatto che le parole utilizzate non abbiano alcun filo logico o valore semantico, l'evidenziazione delle parole che corrispondono a quelle digitate dall'utente nella stringa di ricerca, rendono fin troppo evidente che si tratta di un abstract che non ha alcuna pretesa informativa, né sostituisce la lettura dell'articolo cui si riferisce";
Vista il verbale dell'audizione tenutasi il 22 ottobre 2014 nel corso della quale la parte resistente, nel riportarsi a quanto dedotto nella memoria del 20 ottobre 2014, ha ribadito di avere fornito riscontro al ricorrente con e-mail dell'11 agosto 2014 ed ha altresì sostenuto l'infondatezza del ricorso in esame in quanto l'articolo in questione è "del KK ed ha le caratteristiche della continenza e della veridicità rispetto alla notizia di cronaca in esso contenuta";
Vista la nota del 23 ottobre 2014 con cui il ricorrente, nel contestare "le osservazioni della parte resistente circa il difetto di legittimazione passiva di Google Italy s.r.l. in luogo di Google Inc", ha sostenuto di non avere mai ricevuto il riscontro dell'11 agosto 2014 e che in ogni caso lo stesso "non poteva affatto ritenersi satisfattivo e quindi ben legittimava il successivo ricorso"; lo stesso ha inoltre sottolineato che sebbene "Google ritenga irrilevante il contenuto degli snippet prodotto dal proprio motore di ricerca", tuttavia "l'estrapolazione dei dati degli interessati, attraverso gli algoritmi sviluppati dal motore di ricerca, poi visualizzabili tramite il motore di ricerca medesimo, anche se riportanti dati incompleti, costituiscono a tutti gli effetti trattamenti di dati personali e come tali non possono non essere pertinenti, corretti e non fuorvianti";
Vista la nota del 6 novembre 2014 con cui la parte resistente ha dichiarato di rinunciare all'eccezione di carenza di legittimazione passiva di Google Italy S.r.l. nel presente procedimento, affermando che Google Inc. agisce in qualità di titolare del trattamento e Google Italy S.r.l., avrebbe, nel caso di specie, fatto "da tramite tra il ricorrente e Google Inc. riscontrando la richiesta di rimozione pervenuta e indicando al ricorrente, tra gli altri, gli estremi identificativi del titolare e, soprattutto, il link per accedere allo strumento on line messo a disposizione da Google Inc. per l'esercizio dell'azionato diritto all'oblio"; la resistente ha inoltre ribadito che, nel caso in esame, non può riconoscersi il diritto all'oblio invocato dal ricorrente "per il difetto dei presupposti stessi individuati dalla giurisprudenza italiana e dalla Corte di Giustizia in relazione al diritto medesimo" (attualità della notizia riportata, continenza e oggettività necessarie affinché prevalga il legittimo diritto costituzionale alla libertà di informazione rispetto al diritto all'oblio azionato dall'interessato); la stessa ha altresì ribadito che "rispetto allo snippet non c'è alcuna scelta discrezionale e benché meno editoriale di Google e che la sua visualizzazione dipende esclusivamente dai contenuti della pagina web pubblicata dal webmaster e dalle parole immesse dagli utenti nella stringa di ricerca. La funzione dello snippet è unicamente quella di mettere in evidenza i termini cercati dall'utente";
Vista la nota del 15 dicembre 2014 con cui la parte resistente ha comunicato che, nel caso in esame, "alla data odierna non compare più alcuno snippet in relazione all'indicizzazione dell'url" oggetto del presente ricorso;
Rilevato che il titolare del trattamento nel presente procedimento è Google Inc. e che, alla luce della recente sentenza della Corte di Giustizia europea del 13 maggio 2014 C – 131/12 (Caso Google Spain) nonché del provvedimento dell'Autorità del 10 luglio 2014 ("Provvedimento prescrittivo nei confronti di Google Inc. sulla conformità al Codice dei trattamenti di dati personali effettuati ai sensi della nuova privacy policy" – doc. web 3283078), Google Italy S.r.l. risulta quale rappresentante in Italia di Google Inc., ai sensi e per gli effetti dell'art. 5 del Codice;
Considerato che, nel caso di specie, il trattamento dei dati personali del ricorrente cui fa riferimento il ricorso, avvenuto in origine per finalità giornalistiche secondo quanto previsto dagli artt. 136 ss. del Codice, nonché dalle disposizioni contenute nel "Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica" (allegato A del Codice medesimo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 agosto 1998), risulta essere stato effettuato lecitamente, nel rispetto del principio di essenzialità dell'informazione riguardo a fatti di interesse pubblico relativi ad una vicenda giudiziaria recente e di indubbio interesse pubblico, soprattutto nell'ambito locale in cui si sono verificati i fatti descritti;
Rilevato che, ai sensi dell'art. 7 comma 3, lett. b), del Codice, ogni interessato ha diritto di chiedere la cancellazione o la trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati personali che lo riguardano soltanto ove gli stessi siano trattati in violazione di legge, oppure nel caso in cui la loro conservazione non sia necessaria in relazione agli scopi per i quali sono stati raccolti o successivamente trattati;
Ritenuto che la richiesta formulata dal ricorrente con il ricorso in esame, di deindicizzazione della url che lo riguarda rinvenibile mediante il motore di ricerca gestito dalla resistente, non appare meritevole di considerazione in quanto non sussistono i presupposti riconosciuti anche di recente dalla Corte di Giustizia europea nella citata sentenza del 13 maggio 2014 per l'esercizio del diritto all'oblio; rilevato infatti che, nel caso di specie, le notizie rinvenibili alla url in questione, in quanto pubblicate nel KK, risultano essere assolutamente recenti nonché di pubblico interesse, riguardando un'importante indagine giudiziaria che ha coinvolto un consistente numero di persone, seppure in ambito locale; ritenuto quindi che, per tale profilo, il ricorso deve essere dichiarato infondato;
Rilevato tuttavia che l'interessato, qualora ritenga che le notizie allo stesso riferibili non siano veritiere, può chiedere l'aggiornamento, la rettificazione e l'integrazione dei dati che lo riguardano contenuti nell'articolo oggetto di ricorso rivolgendo nei confronti dell'editore apposita istanza ai sensi dell'art. 7 del Codice, corredata della documentazione necessaria a provare gli eventi e gli sviluppi successivi che hanno modificato le situazioni oggetto di cronaca giornalistica;
Rilevato inoltre che va separatamente considerato il diverso profilo legato allo "snippet" dell'articolo in questione, avendo il ricorrente rappresentato legittimamente la propria aspirazione a che l'abstract visualizzato sotto il titolo dell'articolo medesimo non associ genericamente, per mezzo delle scansioni operate automaticamente dal motore di ricerca, il proprio nominativo alle notizie principali dell'articolo stesso (riassunte nel titolo) indipendentemente dalla specifica narrazione dei fatti relativi all'interessato come riportati nell'articolo in questione;
Rilevato che, sul punto, deve essere dichiarato non luogo a provvedere sul ricorso ai sensi dell'art. 149 comma 2 del Codice, avendo il titolare del trattamento fornito un adeguato riscontro all'istanza del ricorrente nel corso del procedimento, dichiarando che, nel caso in esame, "non compare più alcuno snippet in relazione all'indicizzazione dell'url" oggetto del presente ricorso;
Vista la determinazione generale del 19 ottobre 2005 sulla misura forfettaria dell'ammontare delle spese e dei diritti da liquidare per i ricorsi; valutato congruo determinare, su questa base, l'ammontare delle spese e dei diritti inerenti all'odierno ricorso nella misura di euro 500, di cui euro 150 per diritti di segreteria, e ritenuto di porli, a carico di Google Inc., nella misura di euro 200, compensandone la residua parte per giusti motivi;
Vista la documentazione in atti;
Vista gli artt. 145 e ss. del Codice;
Viste le osservazioni dell'Ufficio formulate dal segretario generale ai sensi dell'art. 15 del regolamento del Garante n. 1/2000;
Relatore la prof.ssa Licia Califano;
Tutto ciò premesso, il Garante:
1) dichiara infondata la richiesta di deindicizzazione della url riferita all'articolo contenente dati personali dell'interessato;
2) dichiara non luogo a provvedere in ordine al restante profilo;
3) determina nella misura forfettaria di euro 500 l'ammontare delle spese e dei diritti del procedimento, che vengono posti, nella misura di 200 euro, a carico di Google Inc., il quale dovrà liquidarli direttamente a favore del ricorrente; compensa tra le parti la residua porzione delle spese.
Ai sensi degli artt. 152 del Codice e 10 d.lgs. n. 150 del 2011, avverso il presente provvedimento può essere proposta opposizione all'autorità giudiziaria, con ricorso depositato al tribunale ordinario del luogo ove ha la residenza il titolare del trattamento dei dati, entro il termine di trenta giorni dalla data di comunicazione del provvedimento stesso, ovvero di sessanta giorni se il ricorrente risiede all'estero.
Roma, 18.12.2014
IL PRESIDENTE, Soro
IL RELATORE, Califano
IL SEGRETARIO GENERALE, Busia
Tags: salvatore frattallone, Frattallone & Partners Law Firm, Modena, Padova, sindrome ansioso depressiva, causa , correlazione, law firm , responsabilità, Laboratorio Giovani LAB@G, online , cyberbullismo , Carabinieri, Barbara Bononi, Antonello Sini, massimo Rossetto 108 TA3, distretto , educare alla legalità, contrasto al cyberbullismo, service , padova san pelagio , arma dei carabinieri, ovociti, furto, cisti ovarica, impianto, chirurgo, risarcimento del danno