Scritto da Avv. Salvatore Frattallone. Pubblicato in Penale
Truffa contrattuale e limiti della confisca ex D.L.vo n° 231/01 sono i due temi d'una recente pronuncia della Seconda Sezione Penale della Cassazione.
La Corte infatti, nel recepire l'orientamento formatosi con la nota decisione delle Sezioni Unite n° 26654 del 27.03.08, ha stabilito che, in tema di responsabilità da reato degli enti collettivi, nel distinguere il "reato contratto" dal "reato in contratto", il profitto del reato oggetto della confisca ex art. 19 D.L.vo n° 231/2001 s'identifica con il vantaggio economico di diretta e immediata derivazione causale dal rapporto presupposto, ma, nel caso in cui questo venga consumato nell'ambito di un rapporto sinallagmatico, non può essere considerata tale anche l'utilità eventualmente conseguita da danneggiato in ragione dell'esecuzione da parte dell'ente delle prestazioni che il contratto gli impone.
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La Cassazione si è pronunciata a Sezioni Unite in merito ai presupposti necessari per il riconoscimento, in capo allo spacciatore, della responsabilità ai sensi dell'art. 586 C.P., per la morte dell'acquirente in seguito all'assunzione delle sostanze stupefacenti.
La Corte di Cassazione, infatti, dopo aver ripercorso gli orientamenti succedutisi nel tempo (responsabilità oggettiva; colpa specifica per violazione della norma penale incriminatrice del fatto doloso; prevedibilità ed evitabilità valutate in astratto; responsabilità da rischio totalmente illecito e responsabilità per colpa in concreto), ha affermato che per fondare la responsabilità di cui all'art. 586 C.P., oltre al nesso di causalità tra condotta ed evento non voluto, è sempre necessaria la presenza dell'elemento soggettivo della colpa ancorata alla prevedibilità in concreto dell'evento non voluto.
Ciò in ossequio al principio costituzionale di colpevolezza, più volte ribadito dalla Corte Costituzionale e in base al quale risulta indispensabile ai fini dell'incriminabilità il collegamento tra soggetto agente e fatto ma, altresì, la rimproverabilità dello stesso soggettivo collegamento.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE
SEZIONI UNITE PENALI
Sentenza 29 maggio 2009 n° 22676
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